“…per quale ragione il fidejussore, il quale mette a repentaglio l’intero patrimonio personale acconsentendo a sottoscrivere la garanzia, non riceve mai nulla in cambio?
Né dalla banca che garantisce, né dall’ impresa che ne beneficia?“
Perché ,invece, per la stessa prestazione banche e confidi si fanno pagare?
A queste domande risponderemo in questo video e, ve lo posso assicurare, emergeranno cose davvero interessanti…
Partiamo con un concetto, nulla vieta al garante di prestare le proprie garanzie gratuitamente (pensate per esempio a dei genitori che fanno da garanti al figlio che chiede il mutuo prima casa…).
Altrettanto vero però, che nulla vieta ai garanti di farsi riconoscere un compenso per le garanzie…questa cosa non la dico io ma l’Art. 44 del Tuir.
Sono redditi di capitale:
a) gli interessi e altri proventi derivanti da mutui, depositi e conti correnti;
b) gli interessi e gli altri proventi delle obbligazioni e titoli similari, degli altri titoli diversi dalle azioni e titoli similari, nonché dei certificati di massa;
c) le rendite perpetue e le prestazioni annue perpetue di cui agli articoli 1861 e 1869 del codice civile;
d) i compensi per prestazioni di fideiussione o di altra garanzia.
Qualcuno però sostiene anche che in alcuni casi le garanzie non debbano prevedere un compenso; questa strana teoria è stata sostenuta fino in Corte di Cassazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, non vi sto a raccontare il perché e il per come, ma vi dico solo che la Corte ha chiarito proprio di recente alcuni importantissimi aspetti:
- in assenza di accordi diversi fra le parti, le garanzie si deve dare per assunto che siano onerose (che prevedano un compenso quindi)…e non il contrario!
- Il compenso va riconosciuto al garante qualsiasi sia il suo ruolo o collegamento con il soggetto garantito (la holding vs la controllata; il socio vs l’azienda e volendo il genitore vs il figlio)…l’unico caso in cui il garante non va remunerato è se lo stesso ha un diretto interesse…chiariamo questo aspetto: ciò vale solo nel caso, per esempio, in cui il debitore chiede un finanziamento che però girerà allo stesso soggetto chiamato a fare da garante…strano, però può succedere e in questi casi farsi pagare la garanzia non è corretto!;
- Ultimo punto il compenso va riconosciuto per tutta la durata della garanzia (e non per esempio dal momento in cui il garante reclama effettivamente il proprio compenso).
Insomma è ormai chiaro che qualsiasi sia il vostro punto di vista la normativa e la Giurisprudenza convergono tutte verso pochi ma fondamentali assunti:
- Se fate da garante potete farvi ricompensare smettendo quindi di rischiare e basta
- Stabilire quanto farvi pagare può essere un conto complesso e non così intuitivo…pensate al caso di una persona fisica che fa da garante ad una società…in questo caso il compenso deve essere parametrato non solo alla capienza e solvibilità del garante, ma anche alla rischiosità del soggetto garantito
- Se le garanzie sono rilasciate nell’ interesse di una società, farsi pagare le garanzie può essere conveniente sia per il garante che il soggetto garantito.